Alessandro è un camionista quarantenne che ha avuto la sfortuna di finire fuori strada su uno svincolo dell'Autosole, a Bologna. Colpa soprattutto del carico mal fissato, pare. Ma l'articolo 186 del Codice della strada prevede l'alcol-test per tutti i conducenti coinvolti in incidenti e Alessandro è uscito di strada praticamente a fianco agli uffici della Stradale. Quindi lo hanno accompagnato in ospedale, dove gli hanno trovato un tasso alcolemico di 0,53 grammi/litro, appena sopra il limite consentito. Poi il giudice (togato, non di pace) si è mosso a compassione e lo ha assolto. Un'assoluzione piena, perché "il fatto non sussiste". Mi fa piacere per Alessandro, ma mi preoccupo per tutti noi che circoliamo su strada: di questo passo, siamo tutti a rischio.
Certo, non è bello finire processati per uno sforamento minimo e senza aver ammazzato nessuno. Ma innanzitutto è probabile che il tasso alcolemico reale di Alessandro fosse più alto: dal momento dell'incidente al prelievo del sangue in ospedale potrebbe essere passata anche più di un'ora. Poi il giudice ha scritto che, secondo la letteratura scientifica, fino a 0,8 grammi/litro non ci sono sintomi di ebbrezza, cosa che è vera solo nel senso che un agente non può accorgersi che una persona ha bevuto; ma è dimostrato che i riflessi vengono sensibilmente rallentati già a 0,5 e non per nulla nel 2002 il limite è stato abbassato da 0,8 a 0,5. Il giudice questo lo sa, ma lo cita solo per argomentare (su che base razionale?) che avrebbero dovuto lasciare tutto a 0,8 e che l'abbassamento è stato di fatto un capriccio della Ue. Ma i giudici non dovrebbero solo applicare le leggi, interpretandole quando necessario?
Il clou, comunque, si raggiunge quando il giudice – evidentemente rendendosi conto che c'è comunque un dato oggettivo che non si può liquidare facilmente, cioè quello 0,53 rilevato dall'ospedale - scrive che "non si può escludere quel minimo di tollerabilità dal momento che l'esame ematico viene gestito da macchine". Ma come? Da quando esiste la tecnologia, non è per caso vero che lasciamo fare alle macchine proprio perché più affidabili dell'uomo nelle misurazioni? Certo, come vi ho riferito più volte, proprio il rilevatore di alcol più diffuso, l'etilometro, è sotto pesanti accuse. Ma nel caso di Alessandro siamo di fronte a un prelievo di sangue fatto in ospedale, quindi con tutte le garanzie del caso. Non nego che anche nei laboratori ospedalieri non si riesce a essere precisi al capello (lo stato della tecnica non lo consente), ma la legge non prevede tolleranza e, soprattutto, il fatto che il prelievo venga eseguito con un bel ritardo rispetto al momento in cui si guida funge già di per sé da tolleranza.
Alessandro con suo incidente non ha ammazzato nessuno. Ma il giudice, con questa sua sentenza, sta dando speranza di farla franca a chi ammazzerà qualcuno per non aver saputo rinunciare all'alcol.