Accendere il cervello prima di votare. E attivare anche il senso della vergogna e del ridicolo, se ancora lo si ha. Questo insegna ad elettori ed eletti la penosa storia della legge friulana sui segnali in dialetto, fortunatamente impugnata dal Governo. Una storia tirata fuori ieri su scala nazionale da Repubblica, che rilancio volentieri per dare un monito a tutti.
Siamo un Paese in cui troppi incidenti (alcuni stimano addirittura un 50%) hanno la distrazione come causa o concausa e spesso ci si distrae per colpa di segnaletica degradata, sbagliata, contraddittoria o comunque fuori norma (le indagini di Assosegnaletica sul territorio riportano sempre cifre da Terzo mondo). In più, spesso diciamo che mancano i soldi per mettere le cose a posto. Eppure che ti fa il Consiglio regionale del Friuli-Venezia Giulia? Approva una legge che consente di scrivere i segnali anche in dialetto, caricandoli di testo non necessario e rendendone di fatto illeggibili le indicazioni (salvo fermarsi a decrittarli).
Questione di tutela dei tanti dialetti della zona, hanno detto i politici che l’hanno approvata. E pazienza se a nessuno è saltato in mente che in questo modo si omettesse la tutela della vita di chi – friulano, giuliano, veneto, dalmata, semplicemente italiano, terrone, senegalese o cos’altro volete voi, perché la strada è di tutti – percorre le strade della regione. Si è deciso di andare persino oltre la già discutibile deroga fortemente voluta nel 2003 dalla Lega, che nel Codice della strada (articolo 37, comma 2-bis) fece inserire la possibilità di riportare il nome di un centro abitato anche in lingua locale (in aggiunta all’italiano), ma solo sugli “innocui” segnali di confine del territorio comunale.
Mi direte che, stando così le cose, era scontato che il Governo intervenisse per impugnare la legge. Mica detto: per esempio, in materia di bollo auto le Regioni non potrebbero legiferare dal 1° gennaio 2004, ma qualcuna – sia di destra sia di sinistra – lo ha fatto e a Roma nessuno ha fatto una piega. Meno male, dunque, che almeno sui segnali friulan-venetogiuliani (scriviamo così per non trascurare alcuna “etnia” locale) sono intervenuti.
Da quanto riferisce Repubblica, pare che l’impugnazione abbia fatto rinsavire parte della maggioranza che aveva approvato la legge: il Pdl. La Lega, invece, persevera. E il suo capogruppo in Consiglio addirittura ipotizza un complotto di amici della sinistra che remano contro questa norma così buona e giusta. Se davvero questi signori la pensano così, rischiano di smentire gli illuminati (e ben pagati, presumo) commentatori politici che, in queste settimane post-elettorali di trionfo leghista, si affannano a convincerci che il fenomeno della Lega non è più frutto della rozzezza ma dell’efficienza della nuova classe dirigente di quel partito. Se davvero è così, cari nuovi dirigenti, siate davvero efficienti: toglieteci davanti chi ci mette tutti a rischio facendo propaganda politica sui segnali stradali. Subito.