Sarà un ordine di scuderia dall'alto, sarà semplice "gusto" di direttori e capiredattori. Sta di fatto che l'emergenza rifiuti in Campania è sparita dalle prime pagine dei giornali. E non certo perché è finita: ci sono aree urbane in cui i sacchetti sono ancora ammassati alla bell'e meglio e il termovalorizzatore di Acerra non è partito così bene, come ha documentato "Il Sole-24 Ore Sud" senza suscitare troppi clamori. In questo quadro, vi segnalo due notizie analoghe che non sono andate oltre le cronache locali campane.
La prima è che il 16 gennaio i Carabinieri di Nola hanno bloccato un cantiere in cui si mettevano rifiuti in quella che sarà la massicciata (il cosiddetto "rilevato", che va sotto l'asfalto) della superstrada che collegherà i paesi del Vallo di Lauro (Avellino) alla A30. E non erano nemmeno rifiuti normali: sono stati trovati scarti di fresatura di asfalto, demolizioni edili, materiale bituminoso, ferroso e gommoso. Insomma, rifiuti speciali o pericolosi.
La seconda è che nei mesi scorsi una storia analoga è accaduta su una strada attorno al Vesuvio.
Per essere sinceri, sono cose che non succedono solo in Campania: in Italia abbiamo un vero know-how in questa singolare tecnica costruttiva, che poi in parte spiega coma mai in Italia si rifà l'asfalto e poco dopo si riformano le buche. Con buona pace della sicurezza.
A dimostrare il know-how italiano ci sono fatti piccoli e grandi. A partire dalla comica dell'estate scorsa in una frazione balneare del Basso Salento: si è letteralmente sbriciolata una piazza e sotto i pezzi d'asfalto sono emersi sacchetti dell'immondizia di una trentina d'anni fa, cioè di quando quella piazza fu realizzata. per finire a una cosa serissima: la costruzione di strade che abbiamo regalato ai somali ai bei tempi della Cooperazione italiana, di cui avremmo approfittato per smaltire sotto quell'asfalto tonnellate di rifiuti pericolosi (e l'aver scoperto questo potrebbe essere costato la vita a Ilaria Alpi e Miran hrovatin nel marzo '94).