Da anni sulle cronache locali del Lazio tiene banco il caso-Ciampino: la politica vorrebbe ridurre l’attività del secondo aeroporto romano, trasferendo i voli low cost nella bella ma sperduta Viterbo. “Un modo per tagliare le gambe a Ryanair e fare un favore ad Alitalia, che su Roma è un bel serbatoio di voti”, pensano in molti. A giudicare dalle foto qui sopra, proprio il Comune di Viterbo non è interessato a valorizzare lo scalo che ha in casa: per indicare come raggiungerlo, non ha trovato di meglio che aggiungere segnali arrangiati o addirittura inventati incollando carta simil-manifesto pubblicitario su cartelli preesistenti (come una qualsiasi pubblicità elettorale abusiva…), oscurando le destinazioni che essi riportavano. Una storia incredibile già di per sé. Che lo diventa ancor di più se si pensa che una parte corposa del tomo che contiene il Codice della strada e il suo Regolamento di esecuzione riguarda la segnaletica, fissando regole rigorose su come va progettata, installata e costruita. C’è poi un paio di direttive ministeriali, rese necessarie da incuria e anarchia imperanti (Codice e Regolamento sono già molto chiari di per sé).
Tante regole per farci circolare sicuri, in teoria. Tante regole, tante violazioni in questo caso. Se l’Italia funzionasse, dovrebbero attivarsi le forze dell’ordine, tra i cui compiti c’è la tutela delle strade: dovrebbero avvertire il Comune (in qualità di ente proprietario della strada) e, se la sua inerzia perdurasse, segnalare tutto al ministero delle Infrastrutture, le cui articolazioni territoriali dovrebbero ingiungere al Comune di provvedere e, nel caso passassero altri 15 giorni senza esito, eliminare direttamente l’anomalia, mettendo a carico dello stesso Comune. Lo dice l’articolo 38, comma 14 del Codice della strada. Eppure quei “segnali” sono lì da tempo. Come altre migliaia in tutta Italia.