Effetti collaterali del bombardamento di modifiche al Codice della strada. Tra gli addetti ai lavori non era un segreto che fosse pronta una direttiva ministeriale (Infrastrutture-Interno) per riassumere e – finalmente – coordinare le regole sui controlli di velocità, cambiate una mezza dozzina di volte in cinque anni a causa di nuove leggi e varie sentenze della Cassazione (anche se va sempre precisato che tali sentenze non sono vincolanti, perché si riferiscono più o meno strettamente al caso per il quale vengono emesse) e possono essere smentite da pronunce successive su casi analoghi. Bene, ora la direttiva è ferma perché nel Ddl sulla sicurezza stradale in discussione in Parlamento in queste settimane (attenzione: è cosa diversa dal Ddl sicurezza di cui vi ho scritto l'ultima volta il 13 luglio e che è già diventato legge) sono contenute ulteriori novità. Tra i dubbi che avevano reso necessaria la direttiva, c'è la questione della taratura degli apparecchi: la situazione è confusa e io stesso tempo di aver scritto nei mesi scorsi cose contrastanti, almeno in apparenza. In mancanza della direttiva, azzardo un piccolo vademecum. Sperando di non sbagliare qualcosa e/o di non essere smentito da future circolari.
Non esiste un obbligo generalizzato di tarare i misuratori di velocità: la Cassazione lo ha stabilito più volte, con le sentenze riportate in questa circolare del ministero dell'Interno, che chiarisce anche quali sono i termini tecnici più corretti per definire ciò che noi tutti volgarmente chiamiamo "taratura" (Scarica 07-12-18 Circolare Interno Taratura AX). Ma nel 2004-2005, sotto la pressione dei ricorsi che su questa materia diventavano sempre di più, il ministero delle Infrastrutture ha imposto la taratura praticamente in tutti i nuovi decreti di omologazione di apparecchi che emetteva e questo spesso vale anche per le semplici conferme ed estensioni di omologazioni preesistenti. In questi casi, la taratura è necessaria, proprio perché la impone il decreto. Attenzione, però: in alcuni casi i decreti parlano di taratura solo in caso di uso completamente automatico, cioè in postazione fissa non presidiata da agenti. Per avere un'idea di quali sono gli apparecchi da tarare e di quando è obbligatorio farlo, dovete dunque guardare i decreti, che trovate sul sito del ministero delle Infrastrutture, quando funziona bene (http://www.mit.gov.it/mit/site.php?p=cm&o=vd&id=291).
Non è ancora tutto. L'obbligo di taratura potrebbe essere contenuto anche nel manuale d'istruzioni, che è da rispettare in tutto e per tutto perché lo impongono proprio i decreti di omologazione.
In teoria, la differenza tra la taratura imposta dal decreto di omologazione e quella imposta dal manuale è importante per individuare quali sono gli apparecchi coinvolti: nel primo caso, sono tutti quelli di una stessa serie (quindi anche quelli commercializzati prima dell'eventuale decreto di conferma dell'omologazione che ha introdotto l'obbligo della taratura), nel secondo sono solo quelli venduti con un manuale che fa riferimento a questa verifica (quindi di fatto – in caso di modelli sul mercato da molto tempo – sono gli esemplari più recenti). Ma di fatto mi risulta che le modifiche ai libretti siano state segnalate dai costruttori a tutti i loro clienti inviando pagine di aggiornamento ai libretti stessi e quindi anche in questo caso l'eventuale obbligo di taratura vale anche per gli esemplari preesistenti.
Insomma, occorre vedere caso per caso. E, quando i decreti di omologazione (che sono pubblici) non dicono nulla o non sono leggibili sul sito ministeriale (in alcuni periodi capita, anche a causa dei vari cambi di denominazione del dicastero stesso, che costringono a rifare i siti), bisogna trasformarsi in Sherlock Holmes e procurarsi il libretto d'uso. Forse ci vorrebbe l'ennesima modifica al Codice della strada per riordinare e razionalizzare il tutto.