Il guidatore che non beve? Non ci riescono neanche i tedeschi

Tanti auguri: sarà durissima. Oggi la Fondazione Ania ha presentato la sua ennesima iniziativa contro la guida in stato di ebbrezza, mettendoci (assieme ad Aci e Diageo) un bel po' di soldi per offrire ai giovani virtuosi anche corsi di guida che dovrebbero allettare non poco. E da giorni vediamo sui quotidiani una pubblicità con ragazzi stesi su un viadotto, a simboleggiare i morti su strada per l'alcol. Però, ripeto, sarà durissima. E vi spiego perché.

Siamo abituati a guardare ad altri Paesi, specie del Nord, come paradisi in cui – anche per l'uso di alcol più diffuso e radicato che da noi – si è arrivati prima a fare controlli su strada e a imporre il salto culturale del "guidatore designato" (a inizio serata si sceglie chi guida al ritorno e quindi sarà lui a non bere o a bere pochissimo). Una settimana fa ho avuto finalmente modo di leggere l'interessante rapporto 2008 della Dekra sulla sicurezza stradale, scoprendo in molte zone rurali della Germania il guidatore designato c'è solo in teoria: nei fatti pare beva quanto gli altri.


Intendiamoci: la Dekra cita il fenomeno senza scendere in dettagli (che d'altra parte richiederebbero indagini approfondite) e spesso gli stranieri quando citano le proprie trasgressioni parlano di se stessi come noi parliamo degli italiani (quindi esagerano, perché se avessero sempre presente come guidiamo noi si riterrebbero ben più disciplinati). Ma certamente quello che scrive la Dekra deve far riflettere.