Il vero scandalo dei semafori

I più fedeli di voi, di fronte all'arresto del progettista del T-Red di cui i notiziari di oggi sono pieni (a proposito: eccovi il comunicato ufficiale dei Carabinieri, più chiaro delle notizie di agenzia che ho letto sinora Scarica Arresti T-RED Procura Verona ), penseranno che io debba a tutto voi un bel po' di spiegazioni: di fronte alle rumorose notizie sugli scandali dei semafori, ho sempre sostenuto che chi è passato col rosso ha comunque commesso un'infrazione pericolosa e va punito a prescindere dalle irregolarità commesse dai controllori. Lo penso anche oggi: la vera novità di oggi è il fatto che su alcuni semafori muniti di T-Red sono stati montati anche i pericolosi, fastidiosi e illegali aggeggi che fanno scattare il rosso se si superano i limiti di velocità (li ho criticati a suo tempo) non toglie che chi è stato multato non ha frenato tempestivamente allo scattare del giallo.

Piuttosto, c'è un aspetto che ho visto con i miei occhi sui contratti fatti da alcuni Comuni con noleggiatori di rilevatori di passaggi col rosso ma ho visto di rado nelle notizie sugli scandali dei semafori: gli incroci su cui effettuare i controlli non li sceglie il Comune, ma l'azienda. Cioè non si mette l'apparecchio dove i pericoli sono maggiori, ma dove s'incassa di più. Mi piacerebbe che qualcuno finisse sulle pagine dei giornali per questo.

  • Loreno Dragoni |

    GABELLE DEL MILLEQUATTROCENTO NEL 2007
    Chi siete? Cosa portate? Quanti siete? Un fiorino. Così si rivolgeva il gabelliere a Benigni e Troisi, nel memorabile “Non ci resta che piangere”, mentre a bordo di un carretto attraversavano su un viottolo il confine della signoria.
    Fast forward dal Millequattrocento, quasi Millecinque, al 2009: il carretto è diventato un autoveicolo, il viottolo una superstrada a quattro corsie con spartitraffico, la signoria un piccolo comune lambito dalla superstrada, il gabelliere un autovelox in appalto e il fiorino un verbale da 160 euro.
    Proprio di gabella si tratta, perché i 160 euro non sono certo motivati dalla volontà di assicurare la sicurezza sulla superstrada, spesso distante dal nucleo abitato, ma piuttosto da quella di rimpinguare le casse comunali con multipli della defunta ICI (e di gonfiare i profitti dell’appaltatore), a spese dei non residenti. Gli elettori del luogo, invece, non incapperanno certo in un altro autovelox sulle loro strade comunali. Qui, difatti, dissento dalla tua opinione, caro Caprino, che basti non rieleggere i nostri Pubblici Amministratori. Perché mai gli abitanti di Comabbio (VA) o Ostellato (FE) non dovrebbero rieleggere coloro che hanno trovato il modo di abbellire i loro paesini senza mettere le mani in tasca ai propri concittadini?
    [risponde Maurizio Caprino] Ma, almeno nei primi tempi, anche chi abita nei centri dei gabellieri viene colto in fallo e il suo obolo deve versarlo anche lui. Senza contare che la mancanza di sicurezza sulle strade tocca chiunque (soprattutto nel caso dei semafori, che non si trovano certo sulle superstrade).

  • Lorenzo Dragoni |

    Tutto nasce dall’Art. 208
    L’Art. 208 del CdS è stato scritto in epoca in cui le multe avevano un’importanza del tutto marginale sia per gli utenti sia per la P.A ed è oggi del tutto inadeguato. Quel testo devolve i proventi delle sanzioni all’ente cui appartiene l’organo di polizia che accerta la violazione, definisce vagamente le finalità cui devono essere destinati i proventi (educazione e sicurezza stradale, ecc) e obbliga gli enti a renderne conto (senza specificare chi controlla cosa), ma esenta in ogni caso da quest’obbligo i comuni con meno di 5000 abitanti.
    Da quelle disposizioni deriva la tentazione di rimpinguare le casse comunali con multipli della defunta ICI (o anche i fondi pensione integrativi dei vigili urbani). Se poi il servizio tutto compreso viene proposto su un piatto d’argento da uno specialista, è impossibile resistere. E i meno onesti Amministratori o Pubblici Ufficiali sono anche tentati da un possibile illecito lucro personale.
    [risponde Maurizio Caprino] Il problema si pone anche per i Comuni più grandi: non ci sono sanzioni per chi viola gli obblighi di rendicontazione. Comunque non sono tutti disonesti, anzi. Prossimamente conto di fare un post o un articolo sul giornale, per analizzare la complessa situazione con la dovuta serietà.
    Negli Stati Uniti, paese federale per eccellenza e da sempre, la polizia locale non è nemmeno autorizzata a controllare le strade statali ed interstatali. Le autorità locali non incassano neppure le sanzioni irrogate sulla viabilità di propria competenza. Solo il 10% del ricavato viene loro retrocesso dal Giudice Distrettuale. Il resto va allo Stato (nel nostro caso la Regione) in un conto utilizzabile solo per il miglioramento della viabilità.
    L’Art. 208 va ripensato e riscritto per porre fine ad un uso deviato della legge da parte dei Comuni. Suggerirei di riconoscere all’organo di polizia solo un compenso fisso (10 euro?) a copertura delle spese vive di controllo e di versare il provento in un conto utilizzabile solo per il miglioramento della sicurezza stradale, sia esso intestato alla Regione o all’ente proprietario della strada. Non vi è poi alcuna giustificazione nell’esentare i comuni con meno di 5000 abitanti dall’obbligo di rendicontazione. Per questi comuni, ricavi di milioni di euro equivalgono a migliaia di euro per abitante, altro che ICI! Se un’esenzione proprio deve esserci, questa dovrebbe semmai essere legata alle somme percepite, non al numero d’abitanti.
    Per quanto riguarda infine l’appalto del servizio, va ricordato che negli Stati Uniti, dove si subappaltano persino le prigioni, la guerra (vedi Blackwater) e gli interrogatori dei prigionieri, il controllo del traffico non può essere appaltato. È difatti incivile che un privato tragga profitto proporzionato alle sanzioni da lui stesso irrogate ad altri cittadini. A mio avviso, il riconoscere una cifra fissa anziché una percentuale ai fornitori del servizio sarebbe solo un contentino. L’appalto va proibito tout court.

  • Claudio (Cornaredo) |

    Salve,
    io ho ricevuto quattro multe nell’arco di tempo di due settimane (anno 2006) per infrazione del rosso su un incrocio controllato dal t-red nel comune di Cornaredo.
    Lei sostiene che, indipendentemente da quanto sia irregolare il sistema di controllo, l’infrazione resta.
    Io contesto questo modo di porre la questione perche’ le infrazioni (come quelle di altre migliaia di automobilisti colpiti nel mio comune) sono avvenute in condizioni di traffico “a passo d’uomo”.
    Se ci fosse stato un agente della polizia non si sarebbe mai posto il problema di multarmi perche’ non c’erano le condizioni di arrecare danno ad alcuno.
    Il sistema era posizionato semplicemente per raccogliere piu’ multe possibili e fare cassa, senza pensare alla SICUREZZA della viabilita’.
    L’opinione che chi compie un’infrazione, rilevata da una macchina che non tiene conto del contesto stradale, debba pagare la contesto fortemente perche’ nasce da un ragionamento “per assiomi”. Poi, mi permetta, questo ragionamento vale sempre per “gli altri”, per se stessi invece si e’ molto piu’ clementi.
    Cordiali Saluti,
    Claudio (da Cornaredo)
    [risponde Maurizio Caprino] No, passare col rosso è sempre sbagliato: non solo perché “rompe” il fondamentale patto di fiducia con chi ha il verde o sta per averlo, ma anche perché – proprio quando c’è traffico – crea ancor più congestione (chi passa resta spesso bloccato in mezzo all’incrocio, intralciando chi ha il verde e deve andare in altre direzioni dove il flusso non è bloccato).
    Credo che quando c’è molto traffico sia più corretto invocare la presenza di vigili a regolare l’incrocio secondo le esigenze del momento, questo sì che possiamo e dobbiamo chiederlo ai Comuni. Poi è antipatico che si sia scelto di fare cassa, ma siamo stati noi conducenti a permetterglielo col nostro vizio comune di considerare il giallo alla stregua del verde.
    In ogni caso, tra i Comuni che si sono fatti scegliere dalla ditta i semafori da porre sotto controllo c’è proprio Cornaredo. Di questo avete pieno diritto di chiedere conto.

  • alexmrg |

    Spiegazioni (dovute) a parte, la scelta dei siti credo sia ancora il meno.
    Se è pur vero che la responsabilità giuridica è individuale, ciò che preoccupa è il fatto che la gestione della materia è stata demandata agli Enti locali in assenza di indirizzi precisi e vincolanti, di un forte sistema centrale di controllo e soprattutto di sanzionamento.
    Dunque potremmo dirla così: se i soggetti indagati sono gli esecutori materiali, di certo i mandanti sono le istituzioni responsabili della regolazione, poiché è evidente che eventi di tale portata non avrebbero mai potuto verificarsi, in modo così sistematico senza la connivenza di chi quella regolazione emana e legittima.
    In Paesi più civili del nostro, a fronte di tali eventi sarebbero già rotolate molte teste, mentre il carattere torbido della nostra burocrazia forse non riconoscerà nemmeno l’illecito delle Amministrazioni (quante sono le situazioni border-line che non sono emerse perché non così eclatanti?).
    Resta il fatto che senza un nuovo e trasparente equilibrio Conducenti – Amministrazioni – Controllo la sicurezza stradale resterà sempre in balìa dei venti della politica: speriamo non produca guasti ancora peggiori…
    [risponde Maurizio Caprino] Concordo in pieno e faccio un passo avanti: qui chiamiamo in causa la responsabilità di pubblici amministratori che abbiamo eletto noi. Magari li abbiamo scelti per il loro decisionismo o li abbiamo confermati per il fatto che nel loro precedente mandato ci hanno fatto un asilo sotto caso o hanno abbassato l’Ici. Dobbiamo renderci conto che queste cose non sono a costo zero e tra le conseguenze che hanno ci sono anche le sanzioni e le regolazioni che qui stiamo contestando. Quindi, l’unico modo che vedo è diventare tutti più consapevoli delle questioni, in modo da costringere gli amministratori più dilettanteschi a studiare e quelli in malafede a non prenderci più in giro (anche perché talvolta lo fanno non per diletto, ma proprio per essere eletti…).
    In ogni caso, in quindici anni di lavoro, sento continuamente ambienti ministeriali lamentarsi dei troppi poteri che gli amministratori locali hanno di diritto o si prendono di fatto. E’ il federalismo. Cioè, ancora una volta, una cosa che abbiamo voluto noi. Col nostro voto.

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