Il 24 novembre ho cercato di spiegare quale grande differenza ci sia tra la guida in pista e quella su strada. Non mi riferivo alle corse, ma semplicemente alle lezioni di guida sicura (che si tengono appunto in pista). Eppure le differenze c’erano tutte. Vi ho raccontato tutto il mio disagio. Non vi ho ancora detto che i miei compagni di corso erano alcuni ragazzi, che invece erano perfettamente a loro agio. Ma come andranno su strada?
I ragazzi erano stati scelti dalla Unipol tra quelli che hanno accettato di montare la scatola nera sulla loro auto: giovani cui è stato offerto il corso di guida sicura e che si sono impegnati con la compagnia a "fare i bravi" per strada. In cambio di tutto questo, la Unipol pratica loro un bello sconto sulla Rc auto, annullando gli effetti delle stangate di solito riservate ai giovani (almeno a quelli che non hanno un’altra auto in famiglia, visto che da quasi due anni – col decreto Bersani – hanno diritto alla stessa classe di merito della vettura già presente nel nucleo familiare).
Bene, nei giri di pista fatti su auto attrezzate per la telemetria si è visto che i migliori a maneggiare sterzo, freni a acceleratore sono stati proprio i ragazzi. In tutte le manovre hanno saputo combinare la fluidità e la decisione necessarie per fare un figurone. Senza sconfinare nell’irruenza che può essere tipica della loro età e nella quale in alcune curve sono invece caduto io, alla ricerca vana della giusta misura. Non sono impressioni: è tutto registrato dai tracciati della telemetria.
Ma non sono convinto che questi ragazzi saranno automaticamente buoni guidatori. Spero di poter approfondire in futuro, ma la sensazione è che la loro inesperienza sugli imprevisti che possono accadere in strada abbia favorito la loro capacità di concentrarsi esclusivamente sulle difficoltà della pista. Così hanno sfruttato al pelo tutte le traiettorie, hanno tenuto le mani sul volante anche nella curva da cui parte la corsia per entrare ai box (mentre una manovra analoga su strada avrebbe richiesto di staccare una mano per mettere la freccia) eccetera eccetera.
La questione non è irrilevante, perché si moltiplicano le iniziative per portare i giovani in pista prima che si cimentino in strada. Secondo me sono comunque iniziative meritorie, se nno altro perché in pista non t’insegnano solo a cercare le traiettorie, le frenate e le accelerate giuste, ma ti fanno vedere anche – per esempio – come diventi impotente a frenare o sterzare quando vai troppo forte sul bagnato e all’improvviso ti si materializza un ostacolo, che vedi avvicinarsi sempre di più e sempre troppo rapidamente per poter davvero evitarlo. Inoltre, impari a capire che in molte circostanze di emergenza devi vincere il primo istinto di mollare l’acceleratore e frenare, per continuare ad accelerare nel modo ben modulato che è necessario per non perdere il controllo dell’auto (anche se non basta aver imparato, occorrono allenamenti periodici per non perdere quest’abilità, come fanno i piloti di aereo).
In ogni caso, ora non resta che attendere il passare del tempo. Solo così avremo prima o poi statistiche che potranno indicarci come se la cavano questi bravi giovani su strada.