Il sorpassometro ha abbattuto le infrazioni del 94%. Nel 2003, però

La notizia è vecchia di quattro anni, ma mi è ricapitata sotto mano di recente ed è bene ricordarla a chi ha dubbi sull’efficacia dei controlli automatici. Nella primavera 2003 fu installato in via sperimentale il primo sorpassometro, sulla statale Salaria a una sessantina di chilometri da Roma. Un anno dopo si fecero i primi conti e si scoprì che le infrazioni erano calate del 94%. Mi piacerebbe che ci fossero statistiche più aggiornate, ma è presto: il programma dei sorpassometri ha subìto vari stop (soprattutto per carenza di fondi) ed è ripartito (anche se non alla grande) solo di recente.

Comunque, chi pensa ancora che i controlli automatici servano SOLO a fare cassa alzi la mano.

  • alexmrg |

    Abbiamo già molto discusso sulla materia, dunque solo un breve riepilogo sulle motivazioni a sfavore:
    1) il numero degli impianti è molto limitato in relazione allo sviluppo della rete stradale, dunque l’effetto dissuasivo è sostanzialmente casuale e, peggio, la dislocazione è generalmente ben nota ai conducenti locali e dunque, curiosamente, risultano sanzionati in prevalenza i conducenti “fuori zona”;
    2) se l’infrazione deriva da condotta di guida (veramente) pericolosa, il trasgressore può tranquillamente continuare ad essere pericoloso per mesi (la notifica è scandalosamente dilazionata nel tempo) il che non sembra propriamente coerente con l’affermata esigenza sicurezza;
    3) intercetta una casistica troppo ridotta di infrazioni (di fatto la grande maggioranza è eccesso velocità, passaggio col rosso cui si sommano quelle, relativamente prevalenti della sosta), il resto (non meno importante, anzi) è vera legge primordiale della foresta, come ben sa chiunque si trovi ogni giorno sulle strade;
    4) viene garantita l’impunità di fatto del soggetto trasgressore (decreto “salva-punti”) che equivale a dire che è sufficiente pagare per poter commettere tranquillamente qualunque infrazione (qualcuno saprebbe spiegarmi per quale motivo non si prevede, negli opportuni casi, il tanto declamato sequestro del veicolo nel caso degli accertamenti automatici?); d’altra parte, se reato deve essere, è almeno curioso che questo venga estinto con l’oblazione, tra gli infiniti modi possibili di estinguere un reato;
    5) non esiste alcuna verifica coerente delle prescrizioni stradali in relazione all’installazione dell’apparato: è sufficiente una maggioranza deliberativa (e stante le presunte competenze di soggetti eletti e non tecnici di settore, ci sarebbe da essere perplessi).
    Dunque, complessivamente incoerenza, opacità ed asimmetria rendono di fatto i controlli automatici una specie di “terrorismo amministrativo” che per l’appunto, nell’accezione letterale del termine nella lingua italiana significa colpire qualcuno a caso senza reale motivazione per indurre clima di apprensione.
    Io che ormai mi ritengo culturalmente di altra epoca, preferisco l’educazione: l’esperienza mi ha insegnato che la politica della repressione ha sempre gambe corte, come le bugie, e la strada non fa eccezione.
    [risponde Maurizio Caprino] In teoria, sarei anche d’accordo, a parte l’interpretazione dei punti 2 e 4: è vero che la notifica è differita e che con essa si riesce a salvare la patente (quando si hanno i soldi), ma questo vale solo all’inizio perché poi le multe arrivano e alla fine – come mostrano le statistiche sul calo delle infrazioni – la gente si dà una bella regolata per le volte successive. Potrei anche aggiungere che giusto sabato sera, girando per Milano, sono finito in zona Ecopass senza accorgermene, nonostante conosca la città e abbia anche scritto su come funziona l’Ecopass.
    Ma il punto vero su cui non sono d’accordo sta invece alla fine del commento: anch’io sono stato cresciuto mettendo l’educazione alla base di tutto, ma questo Paese smentisce tutto ciò in cui credo. Giorno per giorno, minuto per minuto. Tanto che il Censis ha definito la società italiana una poltiglia, nella quale ognuno mira a difendere i propri interessi, sopraffacendo gli altri se necessario (principio che poi è sociologicamente alla base della mafia: è triste vedere che sia arrivato a pervadere l’intero Paese). E allora l’educazione non vale più nulla. Dunque, serve la repressione, che però su tanti problemi è pressoché impossibile. Sui problemi stradali, invece, un’arma ce l’abbiamo e sono i controlli automatici. Io penso che si debba usarla.

  • Paolo |

    Buongiorno.
    L’argomento sorpassometro mi interessa, ed eccomi qua. Io sono convinto del fatto che il sorpassometro installato in corrispondenza di incroci possa salvare molte vite, ma sembra che chi ha il potere di installarlo non lo capisca.
    Mi spiego con un esempio. Sulle strade provinciali della mia zona sono frequentissimi gli incroci con corsie di accelerazione e decelerazione al centro della carreggiata, che quindi in corrispondenza dell’incrocio si allarga. Molti automobilisti sfruttano questo allargamento della carreggiata per sorpassare, ma se contemporaneamente un veicolo che viaggia in senso contrario impegna la corsia di decelerazione per svoltare a sinistra il risultato è uno scontro frontale.
    Cosa ha escogitato la provincia di Bologna per evitare questi incidenti? Semplice, un bel limite di velocità (di solito 70 km/h) e spesso due autovelox fissi, uno prima e uno dopo l’incrocio. Ma questo non impedisce di sorpassare, e in un frontale a 70 km/h ci scappa facilmente il morto. Un sorpassometro sarebbe più efficace, perché tenderebbe a reprimere la manovra veramente pericolosa, il sorpasso. E’ molto più pericoloso sorpassare in corrispondenza dell’incrocio a 70 km/h che mantenere la propria corsia a 100 km/h. Ma la provincia la pensa in un altro modo.
    In generale sarebbe meglio costruire le strade a sicurezza intrinseca, ossia in modo tale che certe manovre siano fisicamente impossibili. Ho visto un esempio in Spagna: un incrocio come quelli descritti sopra nel quale le corsie di decelerazione erano protette da paracarri di plastica. I paracarri erano molti, e avvicinandosi all’incrocio l’impressione era quella di un ostacolo compatto al centro della carreggiata. Abbastanza da scoraggiare un tentativo di sorpasso, anche perché da lontano non si aveva la sicurezza che i paracarri fossero proprio di plastica.
    Un saluto.
    [risponde Maurizio Caprino] Occasione per ribadire che l’Autovelox è efficace solo in un determinato punto (quindi su poche centinaia di metri, considerando frenata e riaccelerazione), tanto che con gli anni si sono aggiunti Telelaser (copre un chilometro circa) e Tutor (copre fin dove si vuole, con l’unico limite che non devono esserci incroci o variazioni di velocità in mezzo). Il sorpassometro ha più o meno la stessa “gittata” del Telelaser.

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