Sorbole, qui gli agenti ci sono davvero. Ho pensato questo quando, sul tratto appenninico della Bari-Napoli, ho visto il primo piccolo segnale di "Controllo velocità" temporanei, poggiati a terra su cavalletti. Era anche bello nuovo, del colore verde che un anno fa è stato dochiarato come l’unico regolamentare in autostrada.
Un mesetto fa avevo già dato notizia che i cartelloni grandi – molto più diffusi – erano stati bocciati dal ministero delle Infrastrutture (che giustamente li ha ritenuti idonei solo per preannunciare le postazioni permanenti), perché nella maggior parte dei casi non sono seguiti da alcun controllo e quindi finiscono col diventare poco credibili, intasando ulteriormente i bordi delle nostre strade. Ricordavo anche che tra i mezzi ammessi per presegnalare una postazione temporanea il decreto ministeriale di Ferragosto 2007 prevedeva proprio i segnali mobili e quindi la pattuglia me l’aspettavo proprio, entro quattro chilometri come da decreto.
E invece nulla. Poi, una quindicina di chilometri dopo, un altro cartello su cavalletti, nemmeno quello seguito dalla presenza di un controllo. Infine, la terza volta, come le prime due. A quel punto ho capito che era la solita cosa italiana: metti un segnale e basta.
Ribadisco come la penso su questo metodo: all’inizio funziona, poi la gente capisce e se ne frega. Anche quando la cosa indicata dal segnale (che sia un pericolo, un controllo o altro) è vera. In questi casi, chi viene multato grida all’imboscata; non è vero, ma – con l’uso distorto che si fa della segnaletica – ci credo.