Sul sabato sera e relative stragi nella Riviera romagnola sappiamo ormai tutto. Ma che succede nelle altre notti della settimana? Negli ultimi tre mesi, ricevendo i comunicati della Polizia stradale di Rimini, un’idea me la sono fatta. E rischia di apparire razzista…
Il fatto è che – tutte le volte che succede un incidente o un episodio comunque degno di nota – il protagonista è sempre un extracomunitario o un meridionale ubriaco fradicio o drogato su un motorino, uno scooter o al massimo un’utilitaria. Non di rado senza patente (perché mai conseguita o sospesa per infrazioni analoghe o altri problemi con la giustizia). Tutto il contrario rispetto al sabato sera, quando ubriachi e drogati sono giovani e meno giovani italiani del Nord, alla guida di fior di auto. Insomma, miseria e nobiltà. E, se per due-tre notti a settimana il problema sono gli italiani, per tutto il resto del tempo c’è da fare attenzione soprattutto a quelli che dice la Lega. Com’è possibile?
Provo a dare una spiegazione ricordando alcune argomentazioni che lessi anni fa in un libro del noto sociologo Marzio Barbagli. Tra i tanti fattori che spingono a "sgarrare" chi si trova in un ambiente che non è "casa propria" e che Barbagli elencava, due mi sembrano adatti a questi episodi: il disagio per una vita che nel migliore dei casi è da comprimario rispetto ai lustrini dell’ambiente circostante e la certezza di non essere visti da gente conosciuta (il cosiddetto controllo sociale, la stessa cosa che rende – almeno apparentemente – più tranquilli i paesini, dove tutti si conoscono e se si vuol trasgredire lo si deve fare di nascosto).