C’era da scommetterci. Ieri pomeriggio le agenzie di stampa hanno dato notizia di una sentenza della Cassazione in materia di multe e tutti gli organi di informazione si sono scatenati di conseguenza. Abbiamo così appreso che se un vigile vede male non c’è bisogno di presentare querela di falso: basta un semplice ricorso. Peccato che lo stesso principio sia stata già affermato dalla stessa Cassazione nelle sentenza n. 1252 del 1954. Avete letto bene: 1954.
Non ho approfondito la sentenza di ieri, che riguarda un caso di passaggio col rosso. Magari apporterà anche qualche innovazione di dettaglio, non discuto (anche se è tutto da vedere: le valutazioni su cosa sia notizia e cosa no sono sempre affidate ai colleghi che passano le sentenze, i quali – non per colpa loro – non hanno certo la possibilità di conoscere tutte le materie oggetto delle sentenze stesse). Ma il principio fondamentale è chiaro da decenni: il verbale è un atto pubblico, ma non sempre per farlo annullare occorre necessariamente la querela di falso (che comporta un iter più gravoso e rischioso) di norma richiesta per gli atti pubblici. Infatti, il verbale ha "fede privilegiata" solo sul fatto di provenire da pubblico ufficiale e che questi attesta fatti avvenuti in sua presenza o dichiaratigli da un estraneo. Su come il pubblico ufficiale abbia visto i fatti medesimi è invece riconosciuta la possibilità di errore, per cui basta un semplice ricorso supportato da testimonianze precise o altri elementi che dimostrino che il pubblico ufficiale ha visto male.
Questo, ripeto, è noto dal 1954. Tanto che spesso per le infrazioni più "a rischio" (per esempio, cinture e telefonini, che risentono del fatto che ci sono di mezzo vetri spesso bruniti) gli agenti soprassiedono proprio per paura del contenzioso.
Perché giornali, radio e tv ci sono cascati tutti? Alcuni per comprensibile ignoranza. Altri perché sapevano che la concorrenza avrebbe comunque dato la notizia spacciandola per nuova e quindi non si poteva "bucarla". E’ il mercato, bellezza.