Ieri una giovane vedova ha esternato in tv la sua rabbia per la morte del marito, travolto da un camion sul tratto appenninico dell’autostrada Napoli-Bari il 9 maggio scorso, mentre era fermo per controlli da parte della Guardia di finanza. La donna ha accusato i finanzieri di aver esposto il marito a un rischio inutile. Come spesso capita, ai miei colleghi del tg è sfuggito di chiarire bene alcune circostanze che sarebbero importanti per valutare i fatti. Così ho cercato di arrangiarmi con le notizie battute dalle agenzie. L’obiettivo, come al solito, è trarre indicazioni utili a tutti noi, affinché tragedie simili non si ripetano.
Secondo le agenzie, la vittima sarebbe stata fermata perché andava a velocità talmente alta da indurre a intervenire i finanzieri, che evidentemente viaggiavano per caso sulla sua stessa carreggiata per motivi di servizio. Un evento possibile, anche se inconsueto. Possibile perché anche i finanzieri, a norma dell’articolo 12 del Codice della strada, hanno la qualifica di agenti di polizia stradale e quindi possono sanzionare le infrazioni che vedono e intimare l’alt ai responsabili. Inconsueto perché in autostrada la vigilanza è demandata in prima battuta alla Polizia stradale, tanto che qualsiasi altro corpo debba svolgere servizi in quel contesto lo fa per finalità particolari (per esempio, per bloccare veicoli su cui si sospetta viaggino droga o armi) e deve comunque avvisare il Coa (il centro di coordinamento competente su quel tratto, composto da personale della società di gestione autostradale e della Stradale).
Potrebbe essere accaduto che effettivamente la vittima stesse viaggiando in modo reputato dai finanzieri tanto pericoloso da indurli a un intervento immediato e imprevisto. Oppure potrebbe esserci stato uno screzio tra la vittima e l’autista della Finanza: l’esperienza insegna che basta un sorpasso iniziato senza guardare nello specchietto né mettere la freccia per indurre chi sopraggiunge a usare clacson o abbaglianti, quindi s’innesca una situazione di tensione che a volte induce chi ha la divisa a fermare il contendente per "dargli una lezione". Certo è che i finanzieri hanno agito in modo diverso dalla prassi tacitamente seguita da molti loro colleghi (e giustificabile solo quando non si ha tempo a disposizione), che quando circolano per servizio sostanzialmente ignorano le infrazioni che vedono. Una prassi che induce molti guidatori ad abbandonare il timore reverenziale che prima faceva sì che attorno a qualsiasi veicolo delle forze dell’ordine in movimento si creassero vere e proprie isole di disciplina assoluta. Questo potrebbe spiegare entrambe le ipotesi (alta velocità della vittima o screzio tra lui e i finanzieri).
Sta di fatto che quando i finanzieri hanno intimato l’alt si sono comportati in un modo che non sembra all’altezza della professionalità che chi ha la qualifica di agente di polizia stradale dovrebbe avere, a prescindere dal fatto che la sua attività principale sia quella di scovare irregolarità fiscali anziche vigilare sul traffico. Infatti – secondo le agenzie che hanno riportato il comunicato della Finanza – si sono fermati sulla corsia di emergenza, cosa che di solito si fa solo se si ritiene di avere a che fare con malviventi pericolosi: l’esperienza insegna che in queste situazioni non è raro essere travolti (tanto più su tratti pieni di curve cieche, come quello in questione) e quindi è meglio scortare il fermato perlomeno fino alla più vicina piazzola di sosta, se non fino a un’area di servizio o di parcheggio.
Sempre stando al comunicato, il finanziere sceso a controllare i documenti avrebbe invitato l’uomo a restare sulla sua auto, ma non è stata una cautela sufficiente: appena l’agente è tornato verso l’auto di servizio per parlare con la sala radio, la vittima è scesa e ha cominciato a percorrere a piedi la corsia di emergenza, dov’è stata travolta. Evidentemente voleva raggiungere l’auto della Finanza, per spiegare le sue ragioni. Magari per evitare quella che forse gli appariva come una pesante multa che gli stata per essere comminata (e invece in questi casi si va ben raramente oltre un "articolo 141", cioè una multa di 36 o 74 euro, per guida pericolosa). Gli agenti più esperti che operano su strada queste cose le sanno e quindi fanno sempre in modo che il trasgressore non si muova troppo.