Si dice sempre che i Comuni fanno cassa con le multe. Ma non sempre è così: può capitare che si perdano soldi per eccessiva disinvoltura proprio nel comminare le sanzioni oppure che si decida di investire sulla sicurezza stradale con controlli che presumibilmente saranno efficaci nel ridurre gli incidenti ma non faranno incassare granché. Ecco due storie che vengono dalla Toscana.
La prima riguarda Riparbella, un paesino del Pisano che "Il Sole-24 Ore del Lunedì" ha più volte segnalato come una delle "capitali" italiane delle multe (riguardo all’incidenza dei relativi proventi sul bilancio comunale). "Merito" di limiti di velocità tenuti pretestuosamente bassi (è uno dei pochi casi in cui si è riusciti a dimostrarlo) e di rilevatori ben nascosti. Ora però il Comitato No Gabelle, che si era costituito proprio per contrastare questo andazzo, ci segnala che il Comune sta perdendo soldi a raffica sui ricorsi presentati da chi è stato multato e accolti dai giudici di pace: il mese scorso avrebbe pagato 21.602 euro per spese legali, oltre a non aver incassato l’importo delle sanzioni. Secondo il Comitato, sarebbe già la terza volta che deve sborsare una cifra di quest’ordine di grandezza e se si andasse avanti così l’onere per tutto il 2008 sarebbe di circa 220mila euro: quasi metà del gettito dei tributi (444.207 euro, nel 2006), che dovrebbe essere la principale fonte finanziaria di un Comune…
La storia positiva viene da Sesto Fiorentino, alle porte di Firenze: si sta studiando l’installazione di rilevatori di velocità e di passaggio a semaforo rosso, ma solo nei punti effettivamente pericolosi e senza tendere "agguati" ai conducenti, curando anche la trasparenza delle procedure di acquisizione e gestione degli apparecchi. Probabilmente alla fine si scoprirà che i costi per mettere su questo sistema saranno superiori agli incassi delle multe a regime, ma questo lo sanno già e vanno avanti lo stesso. Insomma, si è deciso di investire sulla sicurezza stradale. E questa è una notizia tanto buona quanto rara.