Europa autostradale a due velocità: tra i 25 Paesi, ce ne sono alcuni dove la mortalità diminuisce sensibilmente e altri dove non ci sono miglioramenti. Dopo i recenti risultati di Autostrade per l’Italia, noi dovremmo essere nel gruppo di testa, ma non ci sono ancora statistiche aggiornate. Comunque, ciò che importa è che la Commissione Ue ha preparato una proposta di direttiva sulla sicurezza delle infrastrutture, sulla quale la commissione Trasporti del Parlamento europeo dovrebbe dare un parere a fine mese. Staremo a vedere nei dettagli, ma ora possiamo chiederci se davvero valga la pena un’ulteriore regolamentazione. In fondo, in Italia non si riesce nemmeno a far rispettare le norme nazionali e internazionali di base come quelle sulla segnaletica e le successive direttive ministeriali che ricordano di rispettare quelle stesse norme…
Sulle autostrade europee attualmente muoiono ogni anno circa 3.200 persone, cioè appena l’8,5% del totale delle vittime della strada e non troppe più della metà di quelle che muoiono sull’intera rete stradale italiana. Un dato tanto più positivo se si considera che invece la quota di traffico autostradale è molto elevata: circa un quarto dei chilometri percorsi in Europa lo si fa in autostrada, nonostante queste arterie si estendano solo per l’1% dei nastri asfaltati europei.
Ma la Ue ritiene che proprio l’alto volume di traffico giustifichi uno sforzo per migliorare ulteriormente le autostrade: i vantaggi andrebbero a beneficio di più utenti, anche se già oggi essi sono poco a rischio. In più, viene considerata la disparità di qualità tra le autostrade dei vari Paesi che costituiscono tutte insieme la Ten (Trans european network, cioè la rete di itinerari che collega le varie parti dell’Europa); insomma, si punta a rendere omogenei gli itinerari, attenuando le differenze che s’incontrano lungo di essi passando da un Paese all’altro. Questo potrebbe alla lunga rendere omogenee anche le abitudini di guida, che spesso sono fonte di problemi e incidenti in cui viene coinvolto chi si trova a viaggiare fuori dal proprio Paese.
Ma quanti decenni ci vorranno per raggiungere la meta? E l’Italia riuscirà almeno a rendere omogenea la segnaletica sulle proprie strade?