Negli ultimi giorni, impazzano sul web le notizie sul fatto che in sede Ue ci si starebbe rapidamente convincendo a introdurre un limitatore di velocità anche per le autovetture. Un colpo di scena, sembra dovuto alla consapevolezza che la maggior parte dei Paesi membri non riuscirà a raggiungere nel 2010 l’obiettivo fissato dalla Ue di dimezzare le vittime della strada rispetto al 2001. Come tutti i colpi di scena, rischia di generare più clamore che effetti pratici. Infatti, si parla di ridurre la velocità a 160 orari e si dice che funzionerebbe perché già le prime statistiche del Tutor dimostrano che diminuire la velocità riduce drasticamente il numero di vittime. Anche ammettendo che ciò sia confermato negli anni, resterebbe un problema non da poco: la stragrande parte delle vittime della strada perde la vita non in autostrada, ma sulla viabilità ordinaria. Dove 160 orari spesso bastano e avanzano per continuare a fare disastri.
Insomma, l’autolimitazione di cui si parla avrebbe quasi solo l’effetto di riportare le velocità massime ai valori di 20-30 anni fa, quando le auto erano più leggere (perché meno comode e sicure rispetto a oggi) e quindi avevano bisogno di motori meno potenti per muoversi nel traffico con agilità. Quindi, le velocità massime sono salite non tanto per colpa di una corsa alle prestazioni, quanto come conseguenza degli aumenti di potenza necessari per controbilanciare l’impennata del peso dovuta a confort e sicurezza (e infatti accelerazione e ripresa, a parità di categoria di auto, sono sostanzialmente invariate, se non peggiorate).
In questi 20-30 anni, le vittime sono diminuite. Certo, molto è merito di cinture, airbag e carrozzerie progettate per proteggere meglio. Ma resta il dubbio che il correlato aumento delle velocità massime non abbia fatto tutti i danni che chi ora propone i limitatori vuol far credere.