C’è poco da fare: quando gli italiani sanno di essere controllati, guidano ancora più prudentemente del necessario (pronti poi a sfogarsi dove i controlli non ci sono). Non lo dimostrano solo i commenti letti su questo blog nell’ultima settimana a proposito del caso-Segrate sui controlli ai semafori (c’era chi temeva di essere multato persino quando resta in mezzo all’incrocio nel momento in cui scatta il rosso e invece il momento che conta è quello di superamento della striscia di arresto): oggi “Repubblica online” ha pubblicato gli ultimi dati sulle velocità medie su un tratto autostradale soggetto al controllo del Tutor (la corsia di sorpasso della A14 in direzione sud, all’altezza dell’uscita Val di Sangro) e si scopre che si è scesi dai 139,7 chilometri orari del 25 giugno 2006 (quando il sistema non era ancora attivo) ai 123 del 4 marzo scorso. Dunque, da una media (e sottolineo media) superiore al limite a una ben inferiore. Su quest’ultima non hanno influito i sorpassi dei camion: parliamo di una domenica, peraltro nemmeno col traffico di turisti come certamente era quella della prima rilevazione (25 giugno 2006). Quindi, è l’effetto del tutor. E gli italiani si sono adeguati sin troppo: tutti a 130 di tachimetro, che guardacaso per la maggior parte delle vetture corrispondono proprio a una velocità sui 123.
Insomma, se controllati, gli italiani hanno paura. Non tengono nemmeno conto che per legge c’è una tolleranza del 5% sulle velocità rilevate, che nel caso delle autostrade senza limiti locali consente di arrivare a 137 senza rischiare alcuna multa. Non basta: quei 137 sono solo una media, per cui in teoria si può forzare un po’ di più in alcuni momenti, se prima si è stati rallentati da qualcuno o qualcosa. Non occorre arrovellarsi in calcoli: ormai anche le utilitarie sono dotate di computer di viaggio che dà conto anche della velocità media. Basta azzerarlo al passaggio sotto ciascun portale a messaggio variabile su cui sono installate le telecamere del Tutor e verificare la media che si legge sul display di bordo.
Autostrade per l’Italia ha anche reso noto (pur senza fornire cifre) che, in un anno di funzionamento su tratti estesi, è diminuito anche il numero di infrazioni rilevate dal Tutor. Una lezione per chi pensa che i controlli automatici servano solo per far soldi: conferma che, dopo un certo periodo, tutti sanno che conviene rigare dritto e si adeguano, facendo inaridire il gettito delle multe.
E allora perché per i semafori hanno mietuto tante “vittime” per più di un anno e continuano a farne? Prima di tutto perché sono di più e sparsi per tutti i tipi di strade e poi perché i cartelli di preavviso sono spesso troppo generici: davanti a una dicitura come “controllo elettronico delle infrazioni”, gli italiani pensano a uno dei soliti cartelli che proliferano ormai da vent’anni senza che poi il controllo ci sia davvero. Il Tutor, invece, è annunciato da segnali che sembrano romanzi: “Controllo elettronico della velocità media con sistema Tutor”. Un sistema di cui tutti i giornali hanno parlato, facendo anche capire che sono in grado di vigilare su interi tratti e in continuazione. insomma, gli italiani si sono sentiti subito in gabbia e i risultati si sono visti.