“Sono attesi da tempo, anche sulla scia delle segnalazioni dell’Antitrust, interventi sulle concessioni” in vari settori, tra cui quello delle autostrade. Così scriveva ieri Il Sole 24 Ore facendo il punto sulla pericolosa questione della concorrenza in Italia. Un intervento sta già arrivando, ma va in direzione opposta a quella della concorrenza: tra i correttivi al nuovo Codice degli appalti che sono stati messi in pubblica consultazione prima di entrare in vigore (ad aprile), c’è una retromarcia sui lavori in house.
Sono i lavori che le concessionarie autostradali affidano a società da loro controllate (come la Pavimental di Aspi e la Itinera del gruppo Gavino), senza gara d’appalto. Il Codice, in vigore da un anno, ha ridotto dal 40% al 20% del totale la loro quota massima ammessa. Con i correttivi questa percentuale resta invariata, ma dal suo calcolo spariscono i lavori “che non siano eseguiti direttamente o che non riguardano la manutenzione ordinaria”.
Ufficialmente è un correttivo chiesto dai sindacati, preoccupati per la perdita di posti di lavoro che ci sarebbe in queste controllate. E, sempre ufficialmente, i grandi gestori autostradali preferiscono affidare più lavori possibile alle loro controllate per assicurarsi che siano fatti bene e senza contenziosi, che negli appalti sono sempre in agguato.
Ma non è tutta la verità: ai gestori fa comodo anche pagare “a prezzo pieno” i lavori alle controllate, in modo da massimizzare gli investimenti contabilizzati (che servono anche ad ottenere i rincari dei pedaggi e ad attestare il rispetto degli impegni presi con lo Stato per ottenere e conservare la concessione), tanto poi le controllate subappaltano a imprese esterne (di solito piccole e deboli) con un ribasso del 30% o più. Un risparmio che resta nel gruppo. Quindi l’entità reale dell’investimento è sensibilmente inferiore a quella nominale.
Con questo meccanismo erano stati affidati anche i lavori di riqualificazione dei guard-rail sull’A16. Lasciando com’era la barriera che ha ceduto a un non eccezionale impatto con un bus. Risultato: 40 morti, dimenticati dai più. Eppure è stato l’incidente stradale più grave della storia d’Italia (assieme a quello del Traforo del Monte Bianco del 1999). E non è successo troppo tempo fa: era il 28 luglio 2013 e ora c’è in corso il processo.