Visite mediche per autotrasportatori in autostrada. Ma poi gli anziani tornano in servizio

Sorpresa: anche Autostrade per l'Italia (Aspi) adesso offre check-up gratuiti agli autotrasportatori. Certo, si sa che su questo fronte occorre fare qualcosa perché questi poveri autisti fanno una vita tale che le loro condizioni di salute sono sensibilmente inferiori alla media, senza contare che un malore di uno di loro alla guida può causare una strage. Ma finora i gestori autostradali si erano sempre tenuti alla larga dal problema: se l'idoneità alla guida è rimessa dal Codice della strada ai medici abilitati al rinnovo patente e alla coscienza degli autisti stessi (ogni volta che si mettono alla guida sono loro responsabili di capire se sono in grado di farlo), perché mai andare a prendersi responsabilità? E infatti sinora (e solo da poco) i check-up erano offerti solo da due gestori (Centropadane e Serenissima), peraltro in due siti entrambi nella zona di Brescia. Forse Aspi ha trovato la quadra specificando che i check-up che offre sono basati sull'automisurazione, come dire "io ti offro le attrezzature, ma sta a te usarle per controllarti e capire come stai".

Vedremo come andrà e, soprattutto, se basterà ad arginare gli effetti dell'innalzamento da 65 a 68 anni dell'età massima per guidare mezzi pesanti, previsto dalla riforma del Codice della strada. I commenti ufficiali sono stati tutti positivi, perché si dava la possibilità di lavorare a gente che ne ha bisogno e si dà più flessibilità del lavoro a imprese di autotrasporto sempre più pressate dalla concorrenza dell'Est. E la sicurezza? La visita medica di rinnovo patente oltre i 65 anni è più frequente (annuale) ed è comunque approfondita perché si fa in Commissione medica locale. Ma innanzitutto sarà difficile garantire visite addirittura annuali, se le Commissioni già scoppiano di lavoro. E poi secondo qualche addetto ai lavori non ci sono comunque garanzie. Ne è convinto Costantino Spataro, responsabile per il Piemonte dell'associazione di categoria Fita-Cna: parlando (ma a titolo personale!) al mensile dell'Unasca "Il Tergicristallo", ha fatto notare che guidare mezzi che pesano decine di tonnellate in condizioni di stress da traffico, da carico-scarico e da necessità di arrivare presto per essere competitivi con la concorrenza non sembra proprio un affare da vecchietti.

  • Matte |

    Egregio Sig. Caprino: sull’argomento vorrei raccontare un episodio successomi non più tardi di qualche settimana fa. Lavorando come medico competente, mi trovo talora di fronte ad autotrasportatori più o meno attempati che, incuranti di magagne sanitarie di varia gravità, cercano di prolungare ben oltre il buon senso la propria carriera professionale, proseguendo magari come tenutari di partita IVA presso i vecchi datori di lavoro (poi si parla di inserimento al lavoro dei giovani…).
    Alcuni giorni fa, per l’appunto, mi imbatto in un autotrasportatore ai limiti dei famosi 65 anni, che vorrebbe e dovrebbe essere assunto come libero professionista da una certa impresa. Quest’ultimo dovrebbe compiere anche altre mansioni, estremamente gravose dal punto di vista fisico. Durante gli accertamenti, risulta gravato da deficit respiratori ed uditivi piuttosto marcati. Per carità: di per se non tanto gravi da determinare un’inidoneità (al massimo, idoneità con prescrizione di evitare determinate attività), ma comunque tanto più sospetti quando si pensi che il signore aveva negato a più riprese di avere mai avuto episodi sanitari rilevanti. A quel punto lo metto alle strette, ed emerge che il signore in oggetto sia stato colpito da un infarto (!!!) di estrema gravità alcuni anni prima, da cui la temporanea interruzione dell’attività di autotrasportatore, e che da sei mesi ha sospeso di propria iniziativa qualsiasi terapia medica, per ragioni non chiare. A tutto ciò, il signore apporta la seguente giustificazione: “Io devo lavorare, e decido io come morire”. Personalmente faccia come crede. Da parte mia, non mi sono sentito moralmente autorizzato a concedergli l’idoneità alla mansione. A fronte di questo signore, comunque, mi chiedo quanti ne siano “scappati” a me e ad altri colleghi in giro per l’Italia, scampati alle maglie dei controlli medici dichiarando il falso o celando patologie rilevanti.

  Post Precedente
Post Successivo