"Rivoluzione per l'autovelox, mai più pattuglie nascoste", "Stop alle gestioni private", "Nuove regole". In queste ore, il juke-box dell'informazione sta suonando la canzone voluta dal ministro dell'Interno, Roberto Maroni, che ha firmato giusto alla vigilia di Ferragosto (leggi "esodo" e "titoloni sui giornali") una nuova direttiva sui controlli di velocità (la illustro sul Sole-24 Ore di domani). Questo m'insospettisce molto: la direttiva era pronta già da tre mesi e, giustamente, era stata tenuta in frigo perché erano in itinere al Parlamento tante modifiche al Codice della strada e quindi si rischiava di emanare una disposizione che avrebbe dovuto essere aggiornata dopo poco. Il pensiero che mi viene è che il ministro abbia sbloccato la direttiva proprio per scatenate l'effetto mediatico di queste ore. Tanto più che la direttiva, a dispetto dei titoloni, non fa cambiare assolutamente nulla per chi guida. Per due motivi:
1. è una mera collezione e riordino di leggi, pareri ministeriali e sentenze di Cassazione sulla materia (né, d'altra parte, poteva stabilire cose rivoluzionarie, non potendo una direttiva ministeriale "scavalcare" le leggi in vigore), per cui è più utile a noi che ci scervelliamo ogni giorno e finora ci siamo dovuti arrampicare nei nostri archivi tra una scartoffia e l'altra (ricordate il post che ho fatto a luglio sulla taratura? era frutto proprio di un lavoro del genere, mentre oggi la direttiva racchiude tutto in 27 "comode" pagine);
2. essendo una direttiva, i Comuni possono tranquillamente non rispetttarla, perché tanto non c'è alcuna sanzione (è già successo in passato, perché ora le cose dovrebbero cambiare? perché c'è Maroni, che peraltro ministro dell'Interno lo era già stato 15 anni fa?).