Emergenza smog – Euro 6 si salva ma presto sarà a rischio

L’emergenza-smog riporta sull’agenda degli italiani i blocchi del traffico, che ormai a Milano e Torino toccano anche le Euro 4 con filtro antiparticolato. Cioè quello stesso dispositivo che 7-10 anni fa era considerato il salvacondotto per circolare, tanto da attirare gli investimenti anche di grossi gruppi (Pirelli) sulla produzione di una discussa variante installabile come retrofit su vetture già circolanti. L’emergenza di questi giorni s’incrocia con le offerte messe in campo dalle case automobilistiche tedesche in base all’accordo “ecologico” col governo Merkel. Dunque, si presenta un’occasione per spingere le vendite a privati, un canale che tira molto poco e preoccupa molto gli addetti ai lavori (anche se i media preferiscono concentrarsi su tutt’altro quando commentano i dati di mercato).

Ora la domanda è: se io compro oggi un’auto nuova, posso stare tranquillo sul fatto di non incappare in blocchi del traffico per un’altra decina d’anni, com’è accaduto a chi a suo tempo aveva scelto una Euro 4 con filtro antiparticolato? Personalmente, la vedo più difficile. Per tre motivi.

  1. La pressione sulle autorità locali per limitare il traffico sta crescendo: ci sono organizzazioni nazionali e non (come Cittadini per l’Aria, in collaborazione con ClientEarth) che stanno incalzando per misure più incisive (sull’onda dei blocchi decisi proprio in quella Germania che è patria e terra promessa dei motori più coinvolti nel dieselgate), affinando gli strumenti legali.
  2. Più vetture nuove si vendono, più aumenta il traffico, causando altri inconvenienti. Finora conseguenze pratiche non ce ne sono state, ma ciò che finora è stato prevedibile in teoria adesso inizia a diventare realtà: a Bologna il Comune si è rimangiato prima del previsto le agevolazioni alle auto ibride su ingresso in centro e parcheggio sulle strisce blu.
  3. Lo schema dei blocchi del traffico finora ha “graziato” le vetture della classe ambientale più aggiornata. Che in questi anni sarebbe l’Euro 6. Ma questa categoria si divide in quattro fasi (A,B,C e D). E, con le nuove regole di omologazione (quelle inasprite dopo il dieselgate), l’ultima fase (la D, in vigore dal 1° settembre scorso per le nuove omologazioni) si divide a sua volta in “sottofasi”. Il risultato finale sarà che, tra una “Euro 6A” del 2013 e una “Euro 6D” del 2021 appartenente all’ultima sottofase di evoluzione ci sarà una bella differenza (di emissioni e di costo industriale per abbatterle). Tale che le autorità locali potrebbero tenerne conto nel differenziare i divieti di circolazione. Al momento è impossibile fare previsioni, perché la questione delle sottofasi è estremamente complessa e difficilmente riportabile in modo esaustivo sulle carte di circolazione. Ma intanto bisogna essere consci che acquistare oggi un’auto che genericamente viene venduta come Euro 6, specie se a gasolio, potrebbe non mettere al riparo dai blocchi così come il venditore potrebbe far credere. Infatti, Torino si è già data una graduazione di misure che, nei casi peggiori, già oggi può bloccare anche le Euro 6.
  • Pierluigi |

    se vado a gol o metano posso essere tranquillo

  • Maurizio Caprino |

    Il problema è che ci sono alcune Euro a ed Euro 6B che nei test in condizioni reali inquinano più di alcune Euro 5.

  • Bevilacqua Leopoldo |

    Pur conoscendo la grande differenza, nell’ambito sia diesel che benzina, fra euro 6a ed euro 6d lascerei le euro 6 tutte in circolazione. Il resto dovrà convertirsi a CNG, LPG ed ibrido/elettrico. Se il pubblico vuole risultati, non resta che mettere i costruttori con le spalle al muro. I costruttori asiatici hanno già, in gran parte, capito la lezione. Resta il problema principe dei trasporti pubblici, snobbati sia dalla classe politica che dai semplici cittadini. Sai che vergogna salire su un autobus pubblico? Guai se ti vede Giangi!

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