Valutazione dell’usato a tua insaputa? Vieni in Estonia a farci causa

Che comodità il web! Anche per operazioni che una quindicina d'anni fa sembravano roba da sacerdoti di un rito per iniziati, come le valutazioni dei veicoli usati. Ma ci sono anche aspetti negativi. Non sono solo quelli (ovvi) che investono quei sacerdoti, che hanno perso potere. Possono arrivare brutte sorprese anche per il "sacro" consumatore. Che potrebbe vedersi arrivare fatture a sua insaputa (l'emittente prende i dati direttamente dai documenti dell'auto), scoprendo che se poi vuole fare causa al disinvolto operatore dovrà farlo in Estonia. Lo ha scoperto Altroconsumo.

Magari la giustizia estone funziona meglio di quella italiana (in fondo, non ci vuole così tanto). Ma chi ci arriva fino in Estonia?

  • Paoblog |

    Sanzioni per complessivi 735mila euro a 7 società che pubblicizzavano sul web un servizio apparentemente gratuito di valutazione delle auto, salvo chiedere successivamente il pagamento di una fattura di circa 60 euro, destinata a salire fino a oltre 250 euro in caso di ritardi nei versamenti da parte dei consumatori.
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    Lo ha deciso l’Antitrust al termine di un’istruttoria. Il fenomeno ha coinvolto migliaia di cittadini che tra gennaio e luglio del 2013 si sono collegati a Internet per trovare una valutazione del valore della loro automobile, digitando le parole chiave ‘gratuito’ o ‘gratis’ insieme a “valutazione” e “automobile”.
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    Dalle prove raccolte dall’Autorità, alla quale sono arrivate oltre 2000 segnalazioni, risulta che le sette società (Pronto Value LLC, Atlantic Car Value LLC e United Auto Corporation LLC, con sede nel Delaware, Meedium Marketing OÜ, con sede in Estonia, Pascutti Invest & Factoring Spa, Pascutti Invest & Factoring Inc, e Media Solution Service di Ballariano Antonino con sede in Patti-Me) hanno messo in atto un complesso meccanismo ingannevole per attrarre i consumatori sui siti web http://www.auto-prezzo.net e http://www.auto-valutazione.com, offrendo un servizio apparentemente gratuito che risultava invece essere a pagamento.
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    Ai consumatori venivano dati appena 20 minuti per esercitare, peraltro esclusivamente on-line, il diritto di recesso. Trascorso questo brevissimo tempo, durante il quale era comunque molto difficile inviare la comunicazione del recesso, ai cittadini veniva inviata una mail di conferma con una fattura allegata (in una prima fase 59,60 euro, aumentati successivamente a 69,50) e l’avvertenza che, in caso di ritardi, sarebbero state applicate elevate penalità.
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    Infatti al primo sollecito il conto ‘lievitava’ a 101 euro per salire fino a 259,50 euro con la lettera di messa in mora inviata dal Dipartimento Recupero Crediti di uno studio legale estone.
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    Fonte: Agcm

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