Le auto come i migranti tunisini: i buchi della Schengen delle targhe

Ma lo sapete che in Europa ogni giorno, da anni, con le multe succede esattamente ciò che ha appena fatto tanto scandalo con i permessi provvisori dei migranti tunisini? Alcuni certamente lo sanno: non ci vuol molto a capire che l'assenza di frontiere interne controllate rende possibile spostarsi senza rendere conto a nessuno e men che meno alle leggi che hanno ancora contenuti e applicazione legati a territori di singoli Stati. Questo è il caso di tante norme sul fisco e sulla circolazione stradale. Materie troppo ghiotte per non approfittarne. E infatti guardate queste foto.

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Come vedete, questo furgone (che ho trovato a Riva Del Garda lo scorso ottobre ed era sotto gli occhi di tutti i partecipanti – anche istituzionali – alla Conferenza sul traffico) ha la targa ceca e pare essere in uso a un'azienda italiana. Un uso che sembrerebbe abituale, come autorizza a pensare il permesso di circolazione che ho fotografato qui sopra. In casi del genere, il veicolo andrebbe "nazionalizzato", ossia reimmatricolato in Italia, dopo un anno (articolo 132 del Codice della strada, anche se è obsoleto rispetto alle evoluzioni dell'Europa unita).

La nazionalizzazione consente di notificare le multe (anche se per evitarle non mancano nemmeno le furbate con le targhe italiane, come dimostra il recente caso di Pizzo Calabro), di incassare il bollo, di individuare più facilmente i responsabili di eventiali incidenti eccetera. E invece…


E invece in autostrada ci vediamo tutti i giorni sorpassati da veicoli con targa straniera che si fanno beffe del Tutor: solo da poco Autostrade per l'Italia ha omologato un'applicazione che consente al sistema di controllo velocità di leggere anche le targhe estere. Ma non è detto che funzioni sempre: i sistemi di lettura automatica targhe hanno varie debolezze (in realtà, non è facile leggere bene tutto e in qualsiasi condizione ambientale). Quand'anche funzionasse, ci pensano i pasticci dei vari Stati, che di recente hanno introdotto modelli di targhe "copiate" da altri (è soprattutto il caso della Francia e della Slovacchia, che hanno introdotto sequenze alfanumeriche uguali a quelle italiane). E, quand'anche si riuscisse sempre a individuare sempre correttamente il veicolo del trasgressore, c'è sempre l'assenza di una direttiva europea che consenta di cercare senza intoppi le generalità dell'intestatario all'estero e – a maggior ragione – di notificargli il verbale o la cartella esattoriale quando l'interessato non paga.

Su questi ultimi aspetti, la Ue si sta attorcigliando sul testo di una proposta di direttiva che deve dribblare varie resistenze degli Stati membri e una decina di legislazioni nazionali che non ammettono il pagamento di una multa da parte del proprietario (principio che ai tedeschi, agli svedesi e persino a noi italiani pare ormai scontato, avendolo ormai da decenni). Sul Sole-24 Ore di lunedì prossimo (18 aprile) potrete leggere un approfondimento di Sergio Bedessi, che nella sua posizione di comandante della Polizia municipale di Cortona (Arezzo, visitatissima dai turisti stranieri) ne ha viste di cotte e di crude.

Curiosamente, la stessa Ue si è poi premurata di introdurre nell'ultima direttiva sulle patenti (la 2006/126, modificata nel 2009 e recepita la settimana scorsa dal nostro Consiglio dei ministri) il concetto di "residenza normale" (luogo in cui si trascorre normalmente almeno metà anno), al posto di quello obsoleto di residenza anagrafica. Un modo per favorire chi studia, lavora o comunque vive in più Stati membri, evitandogli gimkane burocratiche. Ma un minimo di regole è necessario e quelle sulla targatura sono inderogabili contro infrazioni, evasioni fiscali eccetera. Salvo costituire un sistema unico di targhe. Ma quello sembra ancora lontano.

  • Luganica |

    Ancora meglio. Oramai da alcuni anni girano in tutta europa macchine immatricolate in Bulgaria, intestate a prestanome e condotte regolarmente da cittadini romeni. Non pagano tasse nè qui nè in Bulgaria. Non pagano costose assicurazioni in Italia ed essendo veicoli comunitari non sono soggetti neanche al controllo della documentazione assicurativa. Quindi uno straniero, ma anche un italiano acquista un’auto Bulgara intestata a pincopallino, non paga l’assicurazione e gira indisturbato infrazione dopo l’altra ……

  • ionescu |

    @andrea bucci: io non so quali contatti romeni hai lei, ma comunque è male e poco informato.
    In Romania l’assicurazione RCA esiste dalla notte dei tempi. In più le macchine che lei vede sono di proprietà di persone che non hanno documenti italiani. Per esempio, la sua amica avrà la mamma o il nonno che non verranno mai a vivere in italia, allora lei intesta la macchina a uno di loro, si fa dare una delega notarile e può guidare l’auto con targhe romene. Però ogni 2 anni deve tornare là per la revisione. E l’assicurazione si può comprare anche per telefono o su internet.
    Forse si risparmia qualcosina sull’assicurazione, ma spararti regolarmente 2000 km per revisioni o imprevisti (schiatta il nonno) ci si rimette, non si risparmia. Poi se viene fermata e c’è una multa bisogna pagare in contanti o rischi che l’auto sia sequestrata.
    Non è poi oro tutto quel che lucica, mi creda

  • Federico |

    Non è che posso ottenere la cittadinanza Romena? Così anziché pagare 250Euro/anno per una Yaris 1.0 (in provincia di Milano) posso pagarne 70 per una Golf 2.0 🙂

  • Rosello |

    Quando i delitti sono tanti può essere un affare raccontarli.
    Indotta l’esigenza di sapere diventa un affare commettere delitti per vendere le notizie.
    14/4/2011 – Un sinistrato che si destreggia

  • andrea bucci |

    la questione è ancora più semplice. Avete notato quante auto con targa romena girano in Italia? tutti turisti? Neanche per sogno. In Romania è stato solo da poco introdotto l’obbligo dell’assicurazione RC e le polizze hanno costi per noi fantascientifici. Parlando con una romena mi riferiva che la media sarebbe sui 70 euro l’anno. Ovvio che i romeni non ri-immatricolano l’auto, significherebbe pagare 10 volte tanto di assicurazione e chissà quanto di più di bollo.

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