Quando la Fiat non si lamentava dell’assenteismo a Pomigliano, ma nella “fabbrica-gioiello” di Melfi

Il dibattito sulla rottura Fiat-Fiom per Pomigliano mi ha fatto accendere una lampadina. Qualche anno fa, una polemica simile – ma molto più sottotraccia – c'era stata su Melfi, stabilimento originariamente (17 anni fa) dipinto come modello di organizzazione, tanto da essere sul podio europeo dell'epoca quanto a produttività. Così sono andato a rivedermi l'articolo che avevo fatto fare al tempo di quella polemica sull'impianto lucano (novembre 2006) per "Il Sole-24 Ore Sud" a Luigia Ierace. E, sorpresa, ho trovato i dati Federmeccanica sull'assenteismo nel 2004 nelle fabbriche Fiat non torinesi: Melfi surclassa tutti col 22% (457 ore l'anno, contro una media nazionale di 132 in tutto il settore meccanico), distanziando nettamente anche Pomigliano, che col 12% è sì al secondo posto, ma non così drammaticamente sopra la media nazionale (8%) come sembrerebbe di capire dalle polemiche di questi giorni.

Dunque il problema esiste, ma forse è stato un po' "gonfiato" dalla guerra di posizione che Fiat e Fiom hanno ingaggiato e che, come in tutte le trattative (specie quelle sindacali), porta a usare pretesti e strumentalizzazioni. Se non altro per parare i pretesti e le strumentalizzazioni della controparte, per cui alla fine diventa difficile distinguere torti e ragioni e si penalizzano le persone oneste e meritevoli che non hanno abbastanza pelo sullo stomaco e/o potere contrattuale. Lo dico per esperienza: obtorto collo, ho fatto il rappresentante sindacale per due anni e mezzo.

Nel caso dell'assenteismo, le strumentalizzazioni sono obiettivamente favorite dal mito: si sa benissimo che i quasi quarant'anni di vita dello stabilimento di Pomigliano sono stati contrassegnati da storie di clientelismo e tolleranza per i lavoratori meno scrupolosi. Ricordo che se ne parlava pure quando ero piccolo (anni Settanta), quando abitavo in zona. Dunque, non è facile che oggi a qualcuno possa venire in mente di scavare nei dati sull'assenteismo per verificare cosa c'è dietro la polemica Fiat-Fiom.

Quanto a Melfi, il problema era già noto nel '96, quando andai in zona a fare un'inchiesta per "Quattroruote" (ah, le inchieste!). Mi diedero spiegazioni molto interessanti. In sostanza, la fabbrica aveva sconvolto le abitudini delle popolazioni locali, tarate storicamente sull'agricoltura. Per esempio, quando piove il contadino sa che può restare a casa, ma oggi che il contadino è diventato operaio Fiat non solo deve lavorare lo stessa, ma deve pure uscire di casa prima, perché il viaggio dura di più. E peraltro le strade per raggiungere la fabbrica di Melfi sono quelle che sono, con pochissimi miglioramenti nel corso degli anni. La Potenza-Melfi, nata come superstrada, col traffico di oggi e il degrado è di fatto una consolare senza incroci a raso. Quanto alla Bradanica, è ancora da completare; magari la termineranno tra una decina d'anni, quando sarà fisiologico parlare di chiusura della fabbrica di Melfi (il ciclo di obsolescenza di questi impianti è trentennale, dopodiché o s'investe pesantemente per ristrutturare o si chiude).

Tags:
  • IMMA |

    In Canada quando nevica la gente sta a casa o va a lavorare?un po’ di buon senso da entrambe le parti avrebbe forse evitato tutto cio’…forse..

  • Rodolfo |

    Melfi!!!!!!
    Costata circa 1000 miliardi di vecchie lire per dare occupazione a circa 1000 dipendenti; Dipendenti tolti alla filiera agricola messa in ginocchio dopo l’apertura della FABBRICA. Oggi grazie agli IMMIGRATI l’agricoltura tenta di risollevarsi dopo il duro colpo.
    Se i 1000 miliardi si davano a 1000 imprenditori agricoli oggi sicuramente avevamo ricchezze disponibili invece di arracare con cassa integrazione e paura di perdere il lavoro.
    Diamo i soldi a chi ci crea un futuro non a chi pensa solo a fare utili da investire all’estero.
    !!!!!!Se non incentiviamo l’agricoltura è tutto finito!!!!!!

  Post Precedente
Post Successivo