Benzacartelloni: abbiamo copiato tardi e male

Ho fatto un’inchiesta sul campo, rilevando i prezzi di benzina e gasolio qua e là. Visto che non mi ricordavo più come si fanno le inchieste (avete presente quando mi lamento per la qualità dell’informazione in questo Paese?), ho ripreso quella precedente sul tema, che risaliva al 2001 (sì, ben otto anni fa – e dopo ne potei fare poche…). Vi ho trovato la foto di un "benzacartellone" francese e la domanda mi è sorta spontanea: non potevamo copiare pari pari per dare a chi viaggia in autostrada la doverosa informazione sui prezzi dei combustibili delle aree di servizio successive? Come ho denunciato l’anno scorso su questa stessa sezione del blog, da noi i benzacartelloni sono arrivati solo l’anno scorso (col decreto Bersani) e sono tanto incomprensibili da creare pericolose distrazioni a chi guida.

Tanto per cominciare, in Francia separano i cartelloni: dove noi ne abbiamo uno che contiene i pressi sia della benzina sia del gasolio, lì ne mettono prima uno che riguarda un combustibile e dopo qualche centinaio di metri un secondo che riguarda l’altro. Poi in Francia non riportano il logo delle compagnie della cui rete fanno parte i distributori considerati: un’informazione che serve solo a chi segue le varie raccolte punti, mentre contribuisce a confondere e distrarre chi vuol risparmiare e cerca solo il prezzo più basso (peraltro è per costoro che la legge ha imposto di mettere i benzacartelloni!). Perché Autostrade per l’Italia non si è limitata a copiare i francesi?

Inoltre, è della settimana scorsa la notizia che l’Authority spagnola ha aperto un’istruttoria perché a volte i benzacartelloni riportano prezzi errati. So per certo che anche in Italia Mister Prezzi si è mosso, ma non si sa con quali risultati e sarebbe opportuno che fosse diramato un comunicato ufficiale: il sistema disegnato dalla legge, infatti, frammenta competenze e responsabilità tra i benzinai che devono dichiarare i loro prezzi e le società autostradali che devono renderli noti al pubblico, per cui alla fine diventa anche difficile intervenire.

Senza contare il clamoroso buco fuori dalle autostrade: sia pure con una formulazione sgangherata, il decreto Bersani li imponeva anche sul resto della grande viabilità. Dove l’Anas non ha mosso un dito e nessun altro si è preso la briga di fare qualcosa di concreto. Tanto che oggi l’obbligo pare sia tranquillamente caduto nell’oblio.