Il tossico della corsia accanto esiste davvero

Che effetto vi ha fatto il documentario trasmesso ieri sera da Raitre sull’enorme diffusione della droga in Italia? Se ne era parlato molto nei giorni scorsi, ma a me (a parte il piacere di vedere finalmente un’inchiesta giornalistica girata in presa diretta, che si presterà pure a manipolazioni e interpretazioni, ma è sempre meglio di tante cose fatte dalla scrivania con un paio di telefonate e immagini d’agenzia) ha solo confermato le statistiche diffuse questa primavera dal ministro dell’Interno. Quindi, ripeto ciò che scrissi all’epoca (nel post “Il tossico della corsia accanto”): non possiamo pensare che tutta questa gente se ne stia tranquillamente a casa quando ha la droga in corpo, per cui dobbiamo sempre mettere in conto quest’eventualità ed essere ancora più prudenti e tolleranti verso le scorrettezze altrui (anche perché, se ci mettiamo a litigare, nessuno ci garantisce di avere a che fare con una persona che è perfettamente in sé).
Voglio anche attirare la vostra attenzione su uno dei passaggi iniziali del documentario: un ex-cocainomane che per lavoro deve passare 12 ore e più al giorno su un furgone per fare quante più consegne possibile (la paga dipende dal loro numero). Secondo la testimonianza di questo autista, molti suoi colleghi per reggere a questi ritmi andrebbero avanti con la cocaina. Che -com’è noto – non fa percepire i rischie dunque fa commettere ancora più infrazioni di quelle necessarie per portare a termine tante consegne. Insomma, a volte dietro l’efficienza e la competitività sbandierate nei comunicati stampa a volte c’è questo. Ed è la faccia più nascosta degli infortuni sul lavoro di cui in questi giorni si straparla dopo il tragico incendio nell’acciaieria di Torino.

  • ace |

    "…ancora più prudenti e tolleranti verso le scorrettezze altrui (anche perché, se ci mettiamo a litigare, nessuno ci garantisce di avere a che fare con una persona che è perfettamente in sé)."
    Condivido in pieno, bisogna stare veramente attenti. A me è capitato di trovarmi in una bruttissima situazione.
    Tempo fa mi trovavo in bici (sono un ciclista amatoriale) in una strada di montagna in discesa, ad un certo punto un’auto in curva mi ha stretto contro il muretto laterale e miracolosamente sono riuscito a rimanere in piedi.
    D’istinto ho lanciato un paio di improperi contro quel guidatore ma senza pensare alle conseguenze… dopo un chilometro circa vedo questa macchina ferma in mezzo alla strada dalla quale stavano uscendo 4 personaggi molto alterati
    che mi stavano aspettando!
    La situazione era questa: davanti a me salita (ricordo sempre che ero in bici) dietro pure (mi trovavo in una conca), strada deserta… e questi qua che mi avevano circondato e mi stavano gridando tutti gli insulti possibili ed immaginabili.
    Per fortuna non è successo nulla e questi alla fine mi hanno lasciato in pace. Ma da allora, anche quando sono in auto sto molto attento… prima di dare un semplice colpo di clacson ci penso su due volte.

  • Antonio Bertocci |

    "l’unica strada percorribile è quella di sottrarre la sicurezza alle competenze della politica"
    Scusate, per darla a chi? Sono almeno 10 anni che vedo incidenti assurdi, frutto solo del fatto di scaricare sul trasporto merci le deficienze di un sistema produttivo e distributivo fermo al Medioevo.
    I camionisti che corrono per compensare ritardi di caricamento dovuti a burocrazie e gestioni di magazzino assurde…
    Gli incaricati della tentata vendita ubriachi di stanchezza per avere visitato decine di clienti in una mattinata per cercare di piazzare mozzarelle, uova e polli…
    Gli autisti moldavi sparati a 100 all’ora nella nebbia per portare dalla Spagna le arance al mercato di mIlano prima dell’inizio delle contrattazioni…
    Le bisarche che si inseguono per bruciare l’ingresso in piazzale al collega e riuscire a fare un giro in più…

    Potrei passare la giornata a fare esempi. Ma non mi risulta che un solo interessato (imprenditore, sindacalista, operatore, assicuratore, ispettore del lavoro) abbia mai alzato un dito o inarcato un sopracciglio.

    Quindi. Rifaccio la domanda: se non se ne occupa la politica, e il resto del mondo sta con le spalle girate, a chi possiamo girare le competenze?
    Butto lì: al Vaticano? o forse possiamo sperare in Bin Laden? non mi pare infatti che sia tra le priorità né di Montezemolo né di Marchionne, giusto per fare l’esempio di due personaggi con una certa influenza.
    Faccio il cinico: se prossimamente un tir moldavo senza freni centrasse una coda ferma e l’ultima macchina della fila fosse quella di un sottosegretario, forse qualche speranza ci sarebbe.
    Ma si sa: le autorità ferme in fila non restano mai…

    [risponde Maurizio Caprino] Perfetto: il problema della sicurezza (sulla strada o sul lavoro) è dovuto a un sistema di cui troppi di noi non si accorgono. Nemmeno quei tanti (politici, intellettuali, giornalisti, rappresentanti di categoria e uomini pubblici in generale) che in questi giorni ne parlano e straparlano, dopo la tragedia di Torino. Tra loro, c’è chi davvero non se ne accorge e chi fa finta di non accorgersene perché gli fa comodo l’attenzione che si è creata sul problema per poter propugnare le proprie ideologie o comunque portare vantaggio ai propri interessi. Tutto legittimo, basta che l’opinione pubblica se ne renda conto e tragga le sue conclusioni a ragion veduta.

  • alexmrg |

    A costo di ripetermi, devono essere chiare le situazioni.

    1) Siccome il "tossico della corsia accanto" esiste veramente, le Amministrazioni sanzionano sistematicamente e prevalentemente (apparati automatici) velocità e passaggio con il rosso.
    Risultato di fatto:
    è legittimo fare uso di sostanze psicotrope durante la guida a condizione che si rispettino i limiti e la segnaletica; può forse essere una soluzione di ripiego, ma stravolge il concetto stesso della sicurezza e della giustizia stradale (ed in peggio).

    2) Siccome le diverse attività della società sono sempre più improntate a caratteristiche di celerità per aumentare i flussi produttivi a parità di altre condizioni, le Amministrazioni pensano bene di imporre una politica della circolazione "lenta" in perfetto contrasto con quelle.
    Risultato di fatto:
    sistematico disattendimento delle regole della circolazione, poiché è prioritario il flusso produttivo (scopo) rispetto alla circolazione (mezzo); può essere una soluzione temporanea, ma aumenta l’aggravio per i Cittadini senza nemmeno poter garantire un aumento percepito della sicurezza.

    3) Gli infortuni sul lavoro presentano interessanti analogie con quelli della circolazione:
    – pur essendo numericamente inferiori gli infortuni sul lavoro, se rapportiamo al numero di addetti esposti (alla guida e alle lavorazioni) l’incidentalità specifica è probabilmente persino superiore a quella stradale;
    – il sistema normativo/sanzionatorio in materia di sicurezza sul lavoro è atrettanto complesso (ed inefficiente, se valutiamo i risultati) come quello stradale;
    – analogamente al caso stradale la certezza della pena per i trasgressori spesso non è garantita (viceversa sono garantite sanzioni in situazioni di incidentalità non preoccupante, esattamente come nel caso stradale);
    – si continuano ad inasprire sanzioni (approccio squisitamente politico) senza ottenere risultati significativi in termini di sicurezza;

    Riuscirà la politica (e le varie Amministrazioni che ne sono emanazione) a comprendere che l’approccio emotivo di ipersanzionamento ed iperregolazione sarà sempre destinato al fallimento?

    Personalmente sono pessimista e resto convinto che l’unica strada percorribile sia quella di sottrarre la sicurezza alle competenze della politica.

    [risponde Maurizio Caprino] Quanto alla questione dei controlli automatici, certamente essi nulla possono per evitare che ci si metta alla guida in preda ad alcol o droga. Ma aiutano a liberare i pochi agenti che ci sono,in modo che possano aumentare i controlli su alcol e droga.
    Quanto al parallelismo sicurezza stradale-sicurezza sul lavoro, io terrei sempre presente che la politica è espressione della società, così come la stampa e la classe dirigente in generale. Se è malata la società, è malata anche la politica, ma lo sarebbe probabilmente anche il supremo organo tecnico che si occuperebbe di sicurezza. O, se anche non lo fosse, sarebbe difficile far applicare le sue disposizioni ai componenti di una società malata quali tutti siamo. Di fronte a questi problemi, occorre seminare tanto a partire dall’educazione civica dei bambini e aspettare che i bambini crescano. Poi un organo tecnico supremo potrà certamente aiutare, ma non potrà fare tutto da solo. E’ la mia opinione, discutibile ma credo motivata.

  • boris |

    Pochi giorni fa ho evitato un brutto incidente in città. Un auto ha "bucato" un segnale di precedenza e si è fermata proprio nel bel mezzo dell’incrocio. L’infrazione mi è sembrata totalmente inspiegabile: condizioni meteoclimatiche ottime, ora diurna (le 15), segnaletica esistente e visibile e altro guidatore non distratto da cellulare o altra persona a bordo (era da solo). Potrebbe starci la spiegazione che era sotto l’effetto di qualche sostanza? Comunque se sono riuscito ad evitare il botto, un pò è per questione di fortuna, e un pò perchè ormai ho preso l’abitudine di tenere un’andatura ridotta e guidare come se pilotassi un aereo (attenzione costante su strumenti e su ambiente esterno a 360° ). Ma ora, dopo che ho visto il servizio di ieri sulla cocaina, credo che inizierò a girare con il santino di Padre Pio sul cruscotto…..

    [risponde Maurizio Caprino] Probabilmente l’ultima frase del commento è solo una battuta, ma qualcuno potrebbe pensare che sia un abbandonarsi al fatalismo, dopo aver visto che per strada può succedere di tutto e quindi l’incidente può capitare comunque. E invece non bisogna abbassare la guardia: proprio perché può succedere di tutto, più seguiamo procedure mentali "di sicurezza" e meglio è, dato che le procedure sembrano stupide e invece servono solo a essere certi di evitare o attenuare le conseguenze di errori propri o altrui, che – ribadiamo – sono sempre possibili.
    E qui arriviamo a un altro concetto-chiave da tenere sempre a mente: un’auto andrebbe pilotata come un aereo, nel senso che bisogna sempre seguire le opportune procedure di sicurezza. Dal giro attorno al veicolo prima di salirci alla verifica degli strumenti prima di partire, dal calcolo dei tempi necessari per arrivare in un determinato punto all’osservazione di asfalto e comportamento altrui. Se fate tutto questo, vi accorgete che il tempo non vi basta e vi viene spontaneo rallentare per potervi accertare di tutto questo.
    Per cominciare a ragionare in questi termini, chi di voi ha la fortuna di poter viaggiare spesso in aereo non deve fare altro che seguire con attenzione tutto quello che accade sia a terra sia in volo e a domandarsi il perché. Per rispondersi, basta una breve infarinatura sulle procedure, possibile su Wikipedia.

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